Scopri i Carnevali d’Italia lungo le Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori

Strada del Vino e dell’Olio DOP Umbria , Strada del Vino Colli del Trasimeno

Maschere Umbre della Commedia dell’Arte

Da una filastrocca del XVI secolo, che è stata la nenia di molti bambini, tramandata oralmente di generazione in generazione in un ampio territorio dell’Umbria che coivolge 15 comuni almeno, sono nate le quattro Maschere alle quali sono state accostate le forme d’arte di quel periodo storico della Commedia dell’arte, un fenomeno tutto italiano riferimento culturale per gran parte d’Europa.
Rosalinda, Chicchirichella, Nasoacciaccato e Nasotorto prendono forma con i costumi seicenteschi, con la rivalutazione del dialetto di un’ampia area dalla Valle del Tevere alla Conca Ternana, con i lazzi carnascialeschi, ma soprattutto le Maschere Umbre della Commedia dell’Arte sono legate al cibo, che naturalmente è a sua volta legato al territorio e alle tradizioni. Dal maiale al cigotto di Grutti, dai manfricoli con pecorino e salsicce alle ciriole, dalla barbazza alla fava cottora, annaffiati da buon Sagrantino e Grechetto, per finire con pampepati e nociata. Nell’intreccio della trama dello spettacolo il cibo locale diventa protagonista, tanto nel pasto frugale che da gran gourmet, la simpatia delle Maschere esalta il valore del cibo di qualità ed il legame col territorio.

Carnevale di San Sisto

Il carnevale a San Sisto (Perugia) nasce più di quarant’anni fa dall’esigenza di socialità e aggregazione dovuta alla forte espansione del Quartiere, l’intento era e continua ad essere quello di far partecipare tutti gli abitanti, dalla costruzione del carro allegorico fino alla partecipazione alle sfilate.
Il Quartiere è suddiviso in sei Rioni: Borgo Novo, Toppo, Torre, Cedro, PerugiaDue e Viale San Sisto.
Le sfilate, che si svolgono le ultime due domeniche di carnevale a San Sisto e una di sabato nel centro storico di Perugia, sono organizzate dall’associazione Carnevale “i Rioni” di San Sisto.

Carnevale di Spoleto

La tradizione spoletina del Carnevale affonda le sue radici nell’epoca romana quando venivano festeggiati i Saturnali e continua in epoca medievale arricchendosi di maschere influenzate dalla tradizione cristiana e ispirate da riti magici. Nel Seicento si divulga sotto forma di satira e cominciano a diffondersi le maschere più particolari come il Bartoccio.

Questo è il simbolo del Carnevale di Spoleto. Rappresenta un uomo di povere condizioni che si arricchisce velocemente e la cui attività preferita è inveire contro le maggiori cariche dello Stato denunciando anche i giochi di potere della classe politica. Le cosiddette bartocciate erano solitamente scritte su foglietti che venivano distribuiti tra la folla attirando l’attenzione del Governo Pontificio che ne proibì l’usanza e cancellando la maschera dal Carnevale che venne ristabilita solo durante il Risorgimento.

Il Bartoccio è facilmente riconoscibile dal farsetto rosso scarlatto e il soprabito verde con pantaloni di velluto neri e scarpe decorate da una grande fibbia argentata. Il suo simbolo è una grande radice che porta sotto il braccio e che brandisce come una spada. La caratteristica peculiare delle maschere spoletine è quella di simboleggiare i pregi e i difetti degli uomini semplici, come: Rosa, la contadina moglie di Bartoccio, che sfoggia appariscenti gioielli, Nasotorto avido e maligno, Chicchirichella eccentrico e genuino, Nasoacciaccato furbo e libertino.

L’attrazione principale del Carnevale di Spoleto sono  i carri allegorici che attraversano il paese e che si ispirano ad un soggetto come l’antica Roma, i supereroi, film, fumetti, satira politica e molto altro.  La sfilata è arricchita da numerosi figuranti che ballano e cantano coinvolgendo i turisti.

Ma a Spoleto il Carnevale investe ogni luogo della città, locali, concerti bandistici e stand enogastronomici e richiama tantissimi turisti e coinvolge circa 2.000 abitanti che si mascherano e si prodigano per la riuscita della festa.

tratto da https://www.paesionline.it/articoli/carnevale-spoleto