Scopri i Carnevali d’Italia lungo le Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori
Strada dei Vini e Sapori Mantovani (Lombardia)
Carnasciale Podiense
Il comune di Poggio Rusco (MN) è famoso per il suo “Carnasciale Podiense”. La manifestazione solitamente si protrae per due domeniche consecutive a cavallo del carnevale. Prende ispirazione dal Bestiario Podiense una raccolta di 21 animali mitici e leggendari. Tali “Bestie” sono frutto della tradizione orale contadina poggese. Ogni anno, durante l’ultima domenica del “Carnasciale”, dopo lo “Sproloquio del Brigante della Pertica” (un discorso satirico, pronunciato in dialetto poggese) viene scoperta la “Bestia”, un simulacro di cartapesta che raffigura la mitica creatura secondo le descrizioni della tradizione.
Tra queste 21 “Bestie” una delle più rappresentative è il Pidrüs, mammifero con grugno suino, testa bovina, orecchie equine e occhi felini. La sua particolarità sta nella famosa unghia del Pidrüs posta sul tallone, rivolta in su e molto lunga. E’ l’unica arma di difesa della bestia. Si ciba di tuberi, erba menta e pavarina. Per fuggire alla cattura predilige cunicoli e tombini. L’ultimo esemplare, catturato nel 1539, dal fattore Tognone del Tagliaferro, all’imbrunire di una sera di Gennaio, fu imbandito con gran pompa nell’occasione della visita di Sua Altezza Eccellentissima Federigo II Duca di Mantova.
Da Bestiario Podiense Stefano Scansani, Mario Setti, Carlo Benfatti Editoriale Sometti- Mantova
Sa al Pidrüs l’è in dal tumbin (Se il Pidrüs si trova nel tombino)
As farà un gran festin (si farà una gran festa)
Sa al Pidrüs l’è in dal fos (Se il Pidrüs si trova nel fosso)
Carestia ad vegn adòs (la carestia è assicurata)
Il CIOCA MARS a San Benedetto Po
Il CIOCA MARS è un rituale che si teneva tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo in molti territori della pianura padana, dal padovano alla bergamasca, conosciuto con varie denominazioni: “Andare incontro a marzo”, “Battimarzo”, …. Un antico rituale contadino dalle serenate satiriche per il paese seguite dalla processione cacofonica nei campi al suono di vecchie pentole e latte percosse (come testimoniato, tra le varie fonti, nel volume di Tomaso Monicelli dal titolo Aia Madama). Unita al rituale propiziatorio del raccolto e della fertilità, non solo della Terra, la questua del giovedì grasso, che nelle nostre zone vedeva una gran produzione di frittelle e altri dolci carnevaleschi. Proprio il giovedì grasso, gruppi di persone mascherate, per lo più poveri, si recavano di casa in casa per ‘onsar al sproch’, cioè inanellare un bastone appuntito di pezzi di pancetta, lardo, un salamino, magari, e dolci fatti in casa.
Il CIOCA MARS è quindi diventato un rituale che ha a che fare con il periodo carnevalesco.
I Musicanti d’la Bása all’interno della rassegna Tradizioni in Ballo, in collaborazione con la cooperativa Zero Beat. Guarda il video!
Origini della maschera di Arlecchino
Il Carnevale è da sempre sinonimo di travestimenti e mascheramenti: tra tutte le maschere di certo la più famosa è quella di Arlecchino. Forse non tutti sanno quanto questa sia intimamente legata alla storia di Mantova dato che è stato proprio un mantovano a inventarla, Tristano Martinelli, famoso comico e saltimbanco della Commedia dell’Arte del Cinquecento nato a Marcaria vicino a Mantova nel 1557.
Durante una lunga attività teatrale, porterà sulla scena il suo personaggio irriverente e sfrontato, a metà fra l’attore e il buffone di corte, in giro per le piazze europee dalle Fiandre a Londra, da Parigi a Madrid, da Venezia a Firenze riscuotendo grande successo di pubblico e guadagnandosi l’ammirazione e la protezione di nobili e sovrani. Morirà a Mantova nel 1630.
Una curiosità: presso il Museo Civico di Palazzo San Sebastiano a Mantova si conserva una lapide datata 1618 che un tempo era collocata sul Mulino di Bigarello (MN) comprato da Tristano che qui volle farsi raffigurare legato al mulino e in costume da Arlecchino con un abito aderente e pezze di stoffa, che dobbiamo immaginare di diversi colori, e un berretto con piume; l’iscrizione incisa in vernacolo mantovano, detta “Mi son quel bel molin de Bigarel, aquistat d’Arlechin, comic famos” (Io sono quel bel mulino di Bigarello, acquistato da Arlecchino, comico famoso).
(a cura della guida turistica Chiara Baroni)